Appaloosa
L'appaloosa è una razza di cavalli originaria del Nord America.
Con il suo tipico mantello a chiazze, l'appaloosa non può non colpire l'immaginazione.
Questo cavallo ha cacciato il bisonte con i nativi americani.
Il suo nome deriva dal fiume Palouse che delimitava i territori dei loro primi allevatori.
Luogo d'origine: Stati uniti
Attitudini: L´Appaloosa anche se considerato unanimemente il cavallo western per eccellenza, è molto valido per tutte le specialità dell´equitazione: dal salto agli ostacoli al dressage.
Popolazione: Cavallo di interesse internazionale.
Altezza al garrese: La struttura morfologica ideale degli Appaloosa prevede un´altezza media al garrese di circa 140-150 cm e un peso di 430-530 kg,
Mantello: Presenta sei mantelli macchiettati caratteristici: il fiocco di neve, il leopardo, il brina, il marezzato, il coperta macchiata e il coperta bianca.
Il contorno occhi, i genitali e le labbra devono tendere al rosa, mentre i pigmenti del mantello devono essere particolarmente evidenti intorno alle narici.
Le macchie scure del mantello si possono trovare sia sulla parte posteriore sia, di piccole dimensioni, sulla parte anteriore che gradualmente diventano sempre più grandi intorno ai fianchi.
Le stesse macchie possono essere a loro volta a forma di goccia o di diamante e di diverso o uguale colore rispetto al mantello.
I puledri nascono senza macchie, infatti compaiono solo posteriormente e sono sempre di colore diverso da quelle dei genitori.
Carattere: Sensibile, dolce, tenace e resistente, tranquillo ma vivace.
L’Appaloosa è un compagno variopinto e volenteroso, nonché un superbo atleta.
L’Appaloosa del Canada può essere un cavallo di qualità, capace di soddisfare qualsiasi esigenza in campo equino.
Come nella maggior parte delle razze leggere, al suo interno si distinguono linee di sangue o famiglie che sono diventate specializzate.
Queste linee di sangue mostrano una predisposizione a caratteri fisici e comportamentali specificamente desiderati.
Ad esempio, alcune sono rinomate per la loro velocità nella corsa e nelle competizioni di gimkana, altre mostrano un eccezionale “senso del bovino” per le competizioni di cutting, working cowhorse e roping; altri sono saltatori o cavalli da dressage o reiners.
Cavalli con mantello pezzato erano illustrati sulle pareti delle grotte in Francia databili al 18.000 a.C. circa e su statue e ceramiche dell’antica Cina.
I preistorici scalfivano con la loro immagine le pareti delle grotte; gli antichi cinesi li chiamavano “Cavalli del Cielo”; il più famoso eroe della mitologia persiana, Rustam, protagonista dello Shah Namah, il libro dei re, ne montava uno, il potente Rakush.
Sono i cavalli a spot, compagni dell’uomo in guerre sante e profane di tutti i tempi e in tutto il mondo.
Antichissime raffigurazioni testimoniano come questo tipo di mantello sia sempre stato considerato assai pregiato e appannaggio di re, aristocratici e alti prelati.
Gli Appaloosa ante litteram sono stati miniati da pazienti frati pochi anni dopo la nascita di Cristo e riprodotti su arazzi e affreschi di chiese e palazzi nobiliari nel Medioevo nord-europeo.
Le settecentesche immagini di soggetti da alta scuola contano un numero di macchiettati molto indicativo.
Poi, con il 1800, la storia di questa razza, o di questo mantello, si sposta nel Nuovo Continente.
La criniera è corta e rada, il garrese è mediamente rilevato e la linea dorso-lombare è breve e diritta.
La spalla è diritta, buono è lo sviluppo scheletrico, il ginocchio è asciutto, gli arti piuttosto corti ma le cosce sono muscolose e lo zoccolo è striato.
Mantello:
La caratteristica più evidente dei cavalli appaloosa è il mantello maculato, ma lo standard della razza prevede anche forme di pigmentazioni diverse.
Esistono cinque tipi di manti:
I mantelli brina e marezzato sono spesso indicati semplicemente come roan dato che in molti casi la differenza fra l'uno e l'altro è piuttosto difficile da determinare.
Nelle grotte di Lascaux e Perche-Merle in Francia sono rinvenute delle pitture rupestri che raffigurano cavalli macchiati risalenti a circa 18000 anni a.C.
Gli studiosi ipotizzano che questi potessero essere gli antenati dell’appaloosa ma secondo studi recenti le pitture rupestri potevano raffigurare anche semplici sogni o visioni.
In seguito, fra il II e I millennio a.C. molte civiltà fra cui i Persiani, i Cinesi e i Greci conoscevano questa tipologia di mantello come ci dimostrano numerosi manufatti.
A partire dall’800 a.C. l’Austria ebbe un ruolo importantissimo nella diffusione del cavallo macchiato nell’ovest e nel nord Europa. I quadri di Joahnn Georg Hamilton dimostrano l’esistenza a quell’epoca di diversi mantelli.
Il cavallo macchiato fu esportato in diversi paesi come la Danimarca che però non seppe preservare il loro mantello caratteristico, la Francia e l’Inghilterra dove venivano usati soprattutto per tirare le carrozze di personaggi importanti come re e santi.
Il cavallo macchiato fu esportato dall'Austria anche in Spagna e da lì nel XVI secolo fu portato nel Nuovo Mondo insieme ai primi colonizzatori.
Si dedicarono in Messico soprattutto all'allevamento di ovini.
Le popolazioni locali collaboravano con i coloni bianchi e anche se era loro proibito cavalcare, inevitabilmente vennero a contatto con i cavalli e impararono a gestirli.
Nel 1680 gli schiavi dei villaggi vicini cacciarono via gli spagnoli e si appropriarono del loro bestiame e dei loro cavalli.
Questi ultimi attraverso il commercio e lo scambio con le tribù delle pianure si diffusero lentamente anche verso nord-est.
La principale tribù commerciante di cavalli macchiati era quelle degli Shoshoni.
Nella zona fra l’Oregon, l’Idaho e Washington era stanziata la tribù dei Nez Percé (Nasi Forati) che in estate si spostava nelle montagne.
Li avevano contatti commerciali con gli Shoshoni e videro per la prima volta “un animale grande come un cervo, che mangiava erba e che era usato per il trasporto”.
Quindi iniziarono a comprarli o a rubarli e nel giro di venti anni impararono a cavalcarli.
Inoltre attuarono una rigida selezione riproduttiva che privilegiava i cavalli più atletici, forti e veloci utilizzati per la caccia al bisonte mentre gli altri venivano castrati o usati per il traino di carichi.
È grazie a questa tribù che al giorno d’oggi possiamo parlare di razza appaloosa.
Il nome deriva dal fiume Palouse che delimitava il territorio dei Nez Percé.
I bianchi si riferivano ai cavalli macchiati chiamandoli a Palouse horse.
Col tempo l’espressione si modificò in apalousey e infine in Appaloosa.
Nel 1855 fu siglato fra i Nez Percé e il governo americano un trattato che riconosceva il territorio vicino al fiume Palouse come appartenente ai Nez Percé.
Nel 1860 i coloni violarono quel trattato perché vi avevano rilevato la presenza di polvere d’oro.
Quindi nel 1863 fu creato un secondo trattato che riduceva la riserva dei Nez Percé del 90% ma non tutti i capitribù lo accettarono.
Quando furono costretti a spostarsi si ribellarono e nel 1887 scoppiò la guerra.
Durante tre mesi e mezzo i Nez Percé fuggirono la cavalleria per più di 2000 chilometri cercando di raggiungere i confini sicuri del Canada.
Mancava poco alla loro meta quando si arresero.
Gli indiani furono mandati nel Nord Dakota e i loro 1000 cavalli sopravvissuti al viaggio furono sequestrati e venduti a Fort Keogh. Alcune persone fra cui Claude Thomson e Francio Haines si interessarono all’appaloosa che comunque andò praticamente perso.
Solo nel 1938 in Oregon fu fondato l’Appaloosa Horse Club che si occupò della tutela della razza.
L’associazione esiste ancora e conta ben 600000 cavalli iscritti.
Con il suo tipico mantello a chiazze, l'appaloosa non può non colpire l'immaginazione.
Questo cavallo ha cacciato il bisonte con i nativi americani.
Il suo nome deriva dal fiume Palouse che delimitava i territori dei loro primi allevatori.
Luogo d'origine: Stati uniti
Attitudini: L´Appaloosa anche se considerato unanimemente il cavallo western per eccellenza, è molto valido per tutte le specialità dell´equitazione: dal salto agli ostacoli al dressage.
Popolazione: Cavallo di interesse internazionale.
Altezza al garrese: La struttura morfologica ideale degli Appaloosa prevede un´altezza media al garrese di circa 140-150 cm e un peso di 430-530 kg,
Mantello: Presenta sei mantelli macchiettati caratteristici: il fiocco di neve, il leopardo, il brina, il marezzato, il coperta macchiata e il coperta bianca.
Il contorno occhi, i genitali e le labbra devono tendere al rosa, mentre i pigmenti del mantello devono essere particolarmente evidenti intorno alle narici.
Le macchie scure del mantello si possono trovare sia sulla parte posteriore sia, di piccole dimensioni, sulla parte anteriore che gradualmente diventano sempre più grandi intorno ai fianchi.
Le stesse macchie possono essere a loro volta a forma di goccia o di diamante e di diverso o uguale colore rispetto al mantello.
I puledri nascono senza macchie, infatti compaiono solo posteriormente e sono sempre di colore diverso da quelle dei genitori.
Carattere: Sensibile, dolce, tenace e resistente, tranquillo ma vivace.
L’Appaloosa è un compagno variopinto e volenteroso, nonché un superbo atleta.
L’Appaloosa del Canada può essere un cavallo di qualità, capace di soddisfare qualsiasi esigenza in campo equino.
Come nella maggior parte delle razze leggere, al suo interno si distinguono linee di sangue o famiglie che sono diventate specializzate.
Queste linee di sangue mostrano una predisposizione a caratteri fisici e comportamentali specificamente desiderati.
Ad esempio, alcune sono rinomate per la loro velocità nella corsa e nelle competizioni di gimkana, altre mostrano un eccezionale “senso del bovino” per le competizioni di cutting, working cowhorse e roping; altri sono saltatori o cavalli da dressage o reiners.
I Cavalli del Cielo:
Il cavallo pezzato, oggi noto come Appaloosa, è esistito molto prima della storia scritta ed è forse una delle più antiche razze riconoscibili.Cavalli con mantello pezzato erano illustrati sulle pareti delle grotte in Francia databili al 18.000 a.C. circa e su statue e ceramiche dell’antica Cina.
I preistorici scalfivano con la loro immagine le pareti delle grotte; gli antichi cinesi li chiamavano “Cavalli del Cielo”; il più famoso eroe della mitologia persiana, Rustam, protagonista dello Shah Namah, il libro dei re, ne montava uno, il potente Rakush.
Sono i cavalli a spot, compagni dell’uomo in guerre sante e profane di tutti i tempi e in tutto il mondo.
Antichissime raffigurazioni testimoniano come questo tipo di mantello sia sempre stato considerato assai pregiato e appannaggio di re, aristocratici e alti prelati.
Gli Appaloosa ante litteram sono stati miniati da pazienti frati pochi anni dopo la nascita di Cristo e riprodotti su arazzi e affreschi di chiese e palazzi nobiliari nel Medioevo nord-europeo.
Le settecentesche immagini di soggetti da alta scuola contano un numero di macchiettati molto indicativo.
Poi, con il 1800, la storia di questa razza, o di questo mantello, si sposta nel Nuovo Continente.
Standard di razza:
Cavallo agile e resistente, possiede una testa piccola e ben attaccata, il collo lungo e muscoloso e le orecchie piccole.La criniera è corta e rada, il garrese è mediamente rilevato e la linea dorso-lombare è breve e diritta.
La spalla è diritta, buono è lo sviluppo scheletrico, il ginocchio è asciutto, gli arti piuttosto corti ma le cosce sono muscolose e lo zoccolo è striato.
Mantello:
La caratteristica più evidente dei cavalli appaloosa è il mantello maculato, ma lo standard della razza prevede anche forme di pigmentazioni diverse.
Esistono cinque tipi di manti:
- leopard: il colore di base è bianco e delle macchie (spots) nere o marroni sono sparse su tutto il corpo;
- coperta maculata o bianca (blanket): il colore di base può essere qualsiasi ma sulla groppa è presente una "coperta" bianca che si può estendere anche oltre il garrese e presentare macchie nere o marroni (spots);
- fiocco di neve (snowflake): il colore di base è scuro ma sono presenti degli "schizzi" bianchi su tutto il corpo e in particolare su quarti e/o fianchi;
- brina (frost): il colore di base è il bianco con degli "schizzi" scuri più o meno uniformi su tutto il corpo;
- marezzato (marble): il colore di base è scuro con degli "schizzi" bianchi più o meno uniformi su tutto il corpo.
I mantelli brina e marezzato sono spesso indicati semplicemente come roan dato che in molti casi la differenza fra l'uno e l'altro è piuttosto difficile da determinare.
Storia:
Le prime testimonianze di cavalli dal manto maculato sono antichissime.Nelle grotte di Lascaux e Perche-Merle in Francia sono rinvenute delle pitture rupestri che raffigurano cavalli macchiati risalenti a circa 18000 anni a.C.
Gli studiosi ipotizzano che questi potessero essere gli antenati dell’appaloosa ma secondo studi recenti le pitture rupestri potevano raffigurare anche semplici sogni o visioni.
In seguito, fra il II e I millennio a.C. molte civiltà fra cui i Persiani, i Cinesi e i Greci conoscevano questa tipologia di mantello come ci dimostrano numerosi manufatti.
A partire dall’800 a.C. l’Austria ebbe un ruolo importantissimo nella diffusione del cavallo macchiato nell’ovest e nel nord Europa. I quadri di Joahnn Georg Hamilton dimostrano l’esistenza a quell’epoca di diversi mantelli.
Il cavallo macchiato fu esportato in diversi paesi come la Danimarca che però non seppe preservare il loro mantello caratteristico, la Francia e l’Inghilterra dove venivano usati soprattutto per tirare le carrozze di personaggi importanti come re e santi.
Il cavallo macchiato fu esportato dall'Austria anche in Spagna e da lì nel XVI secolo fu portato nel Nuovo Mondo insieme ai primi colonizzatori.
Si dedicarono in Messico soprattutto all'allevamento di ovini.
Le popolazioni locali collaboravano con i coloni bianchi e anche se era loro proibito cavalcare, inevitabilmente vennero a contatto con i cavalli e impararono a gestirli.
Nel 1680 gli schiavi dei villaggi vicini cacciarono via gli spagnoli e si appropriarono del loro bestiame e dei loro cavalli.
Questi ultimi attraverso il commercio e lo scambio con le tribù delle pianure si diffusero lentamente anche verso nord-est.
La principale tribù commerciante di cavalli macchiati era quelle degli Shoshoni.
Nella zona fra l’Oregon, l’Idaho e Washington era stanziata la tribù dei Nez Percé (Nasi Forati) che in estate si spostava nelle montagne.
Li avevano contatti commerciali con gli Shoshoni e videro per la prima volta “un animale grande come un cervo, che mangiava erba e che era usato per il trasporto”.
Quindi iniziarono a comprarli o a rubarli e nel giro di venti anni impararono a cavalcarli.
Inoltre attuarono una rigida selezione riproduttiva che privilegiava i cavalli più atletici, forti e veloci utilizzati per la caccia al bisonte mentre gli altri venivano castrati o usati per il traino di carichi.
È grazie a questa tribù che al giorno d’oggi possiamo parlare di razza appaloosa.
Il nome deriva dal fiume Palouse che delimitava il territorio dei Nez Percé.
I bianchi si riferivano ai cavalli macchiati chiamandoli a Palouse horse.
Col tempo l’espressione si modificò in apalousey e infine in Appaloosa.
Nel 1855 fu siglato fra i Nez Percé e il governo americano un trattato che riconosceva il territorio vicino al fiume Palouse come appartenente ai Nez Percé.
Nel 1860 i coloni violarono quel trattato perché vi avevano rilevato la presenza di polvere d’oro.
Quindi nel 1863 fu creato un secondo trattato che riduceva la riserva dei Nez Percé del 90% ma non tutti i capitribù lo accettarono.
Quando furono costretti a spostarsi si ribellarono e nel 1887 scoppiò la guerra.
Durante tre mesi e mezzo i Nez Percé fuggirono la cavalleria per più di 2000 chilometri cercando di raggiungere i confini sicuri del Canada.
Mancava poco alla loro meta quando si arresero.
Gli indiani furono mandati nel Nord Dakota e i loro 1000 cavalli sopravvissuti al viaggio furono sequestrati e venduti a Fort Keogh. Alcune persone fra cui Claude Thomson e Francio Haines si interessarono all’appaloosa che comunque andò praticamente perso.
Solo nel 1938 in Oregon fu fondato l’Appaloosa Horse Club che si occupò della tutela della razza.
L’associazione esiste ancora e conta ben 600000 cavalli iscritti.