Alano

L'Alano, nel suo nobile aspetto, riesce a fondere nella sua corporatura grande, potente ed armoniosa, fierezza, forza ed eleganza. 
Per la sostanza unita alla distinzione, per l’armonia dell’insieme data dalle forme ben proporzionate e per la sua testa così particolarmente espressiva, l’Alano colpisce l'osservatore come una statua maestosa. 
Non è mai grossolano o troppo raffinato. 
Il dimorfismo sessuale è chiaramente evidente. 
È l’Apollo delle razze canine.


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Gruppo cani: 2 
Sezione: molossoide
Tipo: mastino
Origine: Germania
Taglia: gigante
Utilizzazione: Cane da accompagnamento, da guardia e da protezione.
Altezza al garrese: Taglia minima 80 cm, non dovrebbero essere superati i 90 cm maschi / taglia minima 72 cm, non dovrebbero essere superati gli 84 cm femmine
Peso ideale: maschi 55-90kg, femmine 45-65kg,
Varietà: A - Fulvo, B - Tigrato, C - Nero, D - Arlecchino, E - Blu

Gli antenati dell’attuale Alano tedesco sono, sia l’antico “Bullenbeißer” (Bulldog), sia i grandi segugi utilizzati nella caccia al cinghiale, essi erano cani di un tipo intermedio tra un possente mastino di tipo inglese e un levriero veloce e agile.
Il termine “Dogge” era inizialmente impiegato per indicare un cane grande e possente senza riferirlo ad una razza in particolare. 
Più tardi, nomi propri come Ulmer Dogge (Mastino di Ulm), Englische Dogge (Mastino inglese), Dänische Dogge (Alano), Hatzrüde (segugio da caccia), Saupacker (cane da cinghiale) e Große Dogge (Gran Mastino), distinguevano questi cani a seconda del colore del mantello e della taglia. 
Nel 1878 si riunì a Berlino un Comitato formato da sette componenti scelti fra competenti allevatori e giudici presieduto dal Dr. Bodinus, che decise di classificare tutte le sopraccitate varietà col nome di “Deutsche Dogge” (Alano). 
Furono così gettate le basi per l’allevamento di una razza canina tedesca autonoma. 
Nel 1880, in occasione di una esposizione a Berlino, fu redatto un primo standard dell’Alano, questo standard è stato tutelato fin dal 1888 dal “Deutschen Doggen Club 1888 e.V.” (Club Alani Tedeschi fondato nel 1888) e più volte revisionato nel corso degli anni. 
La stesura attuale è conforme ai requisiti previsti dalla F.C.I.


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Origini:

In molti paesi viene chiamato "great dane" o "gran danese", nulla di più sbagliato dal momento che l'alano è di nazionalità tedesca. L'equivoco nasce da una tavola disegnata dal naturalista francese George Buffon, che denominò appunto questo cane come Grand Danois (alcuni ritengono che l'errore fu causato dalla grande diffusione che la razza ebbe in Danimarca). 
La nazionalità tedesca della razza venne codificata in un primo momento nel 1878 a Berlino, quando un gruppo di allevatori decise di catalogare sotto il nome di Deutsche Dogge (Mastino Tedesco) diversi gruppi di cani dalle caratteristiche molto simili provenienti dalla regione sud occidentale della Germania, e successivamente nel 1880, quando fu redatto il primo standard, e nel 1888 quando venne fondato il Deutsche Doggen Club.
Il nome "alano" usato in Italia venne adottato ufficialmente nel 1920: si ritiene infatti che i Deutsche Dogge discendano dai cani giunti in Europa probabilmente nel IV secolo al seguito dei guerrieri sciti Alani, o Alaunt. 
I cani alaunt non persero questa loro vocazione belligerante fino al tardo Medioevo, quando ne fu evidenziata la grande attitudine alla caccia. 
Divennero così cani da caccia agli animali selvatici, specialmente al cinghiale (per questo erano chiamati saupacker, cacciatori di cinghiali), ma anche al cervo e all'orso. 
Cacciavano quasi sempre in muta, con le orecchie tagliate per evitare di venire feriti dalla preda afferrata con le potenti mascelle, non per ucciderla ma per trattenerla in attesa dei cacciatori. 
Poiché la tecnica di caccia consisteva nell'inseguimento al fine di stancare la preda, alcuni studiosi sostengono che, per associare alla resistenza una maggiore velocità, l'alano sia stato incrociato con il levriero. 
Il suo essere stato cane da guerra, lo faceva eccellere, oltre che nel combattimento e nella lotta, anche come difensore del padrone, attento custode degli interni dei castelli e delle case dei nobili. 
Le sue qualità di guardiano, protrattesi fino ai giorni nostri, presero rapidamente il sopravvento sia perché, anche per il suo pelo corto, preferiva il calore del focolare al freddo inverno mitteleuropeo, sia per il suo aspetto particolarmente bello ed elegante che, dal Rinascimento in poi, lo fece diventare il cane di moda della nobiltà europea, che lo voleva accanto a sé nelle proprie case.

L'alano è stato incrociato con levrieri tedeschi e il vecchio mastino tedesco dandogli il fisico da levriero e il muso da mastino.


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Carattere:

Dotato di grande intelligenza ed equilibrio, è portato istintivamente a valutare esattamente le situazioni e a non abusare mai della sua mole e della sua forza. 
Il suo comportamento riflessivo e intelligente si riscontra anche quando svolge il compito di guardiano. 
Sicuro di sè, conscio, forse, di quale deterrente sia già il solo suo aspetto, l'Alano non abbaia mai senza motivo, ma quando è realmente necessario. 
Solo in presenza di una grave minaccia può attaccare.
L'alano è un cane tranquillo, equilibrato, docile e molto socievole. Ha bisogno continuamente di affetto e di stare vicino al padrone, strusciando il muso su di esso. 
Ama la compagnia e si intristisce se tenuto isolato. 
Per via della sua mole ha bisogno di un buon addestramento durante la giovinezza che gli permetta di non diventare troppo invadente e creare problemi alla famiglia che lo adotta. 
È molto intelligente ed apprende facilmente sia i divieti che ciò che "ci si aspetta" da lui, ma se non addestrato, tende ad essere molto espansivo e ciò può costituire un problema specie nei giochi con i bambini, che adora.


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Colori del mantello:

L'alano è allevato in tre varietà di colori distinti: fulvo e tigrato, arlecchino nero e platten, blu.

Fulvo: mantello dal giallo-oro chiaro al giallo-oro intenso. 
È ricercata la maschera nera. 
Piccole macchie al petto e ai piedi sono indesiderate.
Tigrato: colore del fondo dal giallo-oro chiaro al giallo-oro intenso con striature nere più regolari possibile e nettamente disegnate, che seguono la direzione delle costole; è ricercata la maschera nera. Piccole macchie al petto e ai piedi sono indesiderate.
Arlecchino bianco e nero: (detto un tempo Tigerdoggen): fondo del mantello bianco puro, quanto più possibile privo di moschettature, con macchie nero lacca dal contorno strappato di dimensioni varie e ben ripartite su tutta la superficie del corpo. Macchie parzialmente grigie o brune sono indesiderate.
Nero: Nero lacca, sono ammesse macchie bianche. 
Fanno parte di questa varietà gli alani mantel tiger, nei quali il nero copre il tronco come un mantello, mentre il muso, il collo, il petto, il ventre e l'estremità della coda possono essere bianchi, così come gli alani platten nei quali il mantello è bianco con grandi macchie nere.
Blu: blu acciaio puro, sono ammesse macchie bianche al petto e ai piedi.
Platten: corpo completamente bianco con la testa nera, parzialmente o completamente. 
Viene giudicato con i neri
Merle: corpo parzialmente grigio con sfumature nere.

Accoppiamenti consentiti tra le varietà di mantello:
Nel 1976 entrò in vigore in Italia un regolamento proposto dalla Società italiana alani, il club specializzato della razza, per pianificare gli accoppiamenti tra le varietà di mantelli, ed evitare la nascita di cuccioli con colori "sbagliati". 
Da allora solo i cuccioli nati da varietà compatibili hanno diritto al pedigree.

Questi sono gli accoppiamenti consentiti:
fulvo × fulvo
fulvo × tigrato
tigrato × tigrato
tigrato × fulvo
arlecchino × arlecchino
arlecchino × nero da arlecchino
arlecchino × nero da nero
nero da arlecchino × nero da arlecchino
nero da arlecchino × nero da nero
nero da arlecchino × arlecchino
blu × blu
blu × nero da blu
nero da blu × nero da blu
nero da blu × blu
nero da nero × nero da nero
nero da nero × nero da arlecchino
nero da nero × arlecchino
nero da nero × blu

Cosa nasce dagli accoppiamenti?
tra fulvi nascono solo cuccioli fulvi
tra fulvo e tigrato nascono fulvi e tigrati, o raramente tutti fulvi o tutti tigrati
tra blu nascono solo cuccioli blu
tra blu e nero da blu nascono cuccioli blu e neri, o caso raro, tutti blu o tutti neri
tra nero e blu nascono cuccioli neri o neri e blu, o raramente, tutti blu
tra due arlecchini possono nascere arlecchini, neri, bianco-neri, mantel tiger, grigi arlecchinati e bianchi (albini) in proporzioni imprevedibili a causa della complessità del mantello arlecchino
tra due neri da arlecchino nasceranno solo neri, al massimo biancho-neri o mantel tiger
tra un nero da arlecchino e un arlecchino possono nascere tutte le varietà del gruppo dell'arlecchino, tranne il bianco
tra un nero da arlecchino e un mantel tiger (o bianco nero) ci sono le stesse probabilità che tra due neri da arlecchino

tra un nero da arlecchino e un bianco nasceranno solo arlecchino o grigi arlecchinati (merle).

I mantelli sbagliati:
Colori di mantello non previsti dallo standard:

  • grigio-tigrati: alani con il fondo grigio o blu con tigrature nere o di colore grigio scuro
  • gli albini: alani tutti bianchi o bianchi con pochissime macchie nere

Alani con questi mantelli hanno diritto al pedigree ma sono esclusi dalla riproduzione.
Questi errori, sempre più rari, sono dovuti agli accoppiamenti tra tutte le varietà di mantello, permessi fino all'anno di entrata in vigore dello standard che li aboliva, ma i fratelli dal mantello corretto erano comunque portatori geneticamente di questi mantelli errati.
I merle, così come anche gli altri colori non consentiti dallo standard di razza, si differenziano dai "pregiati" fratelli arlecchini esclusivamente per il colore del mantello. 
Morfologicamente e caratterialmente sono infatti identici.
Per quanto riguarda i merle è stato fatto un passo avanti nei regolamenti associazionistici italiani e ora possiamo leggere dal sito dell'ENCI:
"Per quanto riguarda il rilascio di certificati genealogici a soggetti nati da genitori iscritti al Libro genealogico, che presentano un mantello non previsto dallo standard di razza, è stata recepita la normativa F.C.I. in vigore che prevede l'iscrizione di tali soggetti al Libro genealogico con la dicitura "soggetto non ammesso alla riproduzione" qualora il colore del mantello sia incluso tra i difetti da eliminazione, da squalifica, o non sia previsto dallo standard stesso".

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Patologie dell'alano:

L'alano è soggetto, come altri cani di grossa mole, alla displasia dell'anca, cardiopatie, malattie dell'occhio e torsione dello stomaco.




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Storia:

L'Alano (Deutsche Dogge) è chiamato Dogue Allemand (Dogo Tedesco) in Francia e Great Dane (Grande Danese) in Gran Bretagna, una diversità di denominazioni che illustra bene le  diverse ipotesi relative alle origini di questa razza, la cui storia è ricca di colore locale.
Cani di una bellezza straordinaria, (non a caso l'Alano viene definito l"Apollo dei cani" ), oscillano tra un tipo pesante e massiccio ed un tipo leggero ed elegante, e la loro bellezza è dovuta all'armonia che nasce da questo equilibrio: il portamento della testa, la taglia impressionante, gli atteggiamenti in generale che gli conferiscono una prestanza leggendaria, l'andatura dall'ampia falcata e il tipo atletico, tutto contribuisce alla distinzione e alla purezza delle linee.
L'Alano è, in buona parte, l'erede degli Alani, o Allant, quei grandi cani introdotti in Europa dagli Alani, una popolazione iraniana cacciata dagli Unni e che si installò progressivamente in Europa. 
Gli Alani erano, esattamente come i Goti, i Burgundi o i Franchi, degli arditi guerrieri  e avevano come compagni dei cani agguerriti e combattivi. Si trattava di molossoidi, tra i quali si distinguevano l'Alano Veltro e l'Alano Gentile, che venivano utilizzati per la caccia, e l'Alano da Macelleria, impiegato come cane da guardia e da difesa. 
Alcuni di questi animali devono essersi stabiliti in Baviera e nel Wurttemberg, dato che lì si ritrova sugli arazzi medievali, vestiti di un'armatura, con cotte di maglia, se non addirittura con dei cappelli con le piume.
Come ha fatto il molosso di ieri a diventare l'atleta elegante di oggi? Secondo certi cinologi, il popoli degli Alani ha dato vita in Germania al Bullenbeiser, un cane piuttosto grossolano, il quale incrociato con dei Levrieri, avrebbe permesso di creare l'Alano. 
Nel 1938, il dottor Pincemin, veterinario e allevatore, difendeva questo punto di vista, stimando che l'apporto di sangue Levriero, fonte decisiva di trasformazioni morfologiche, era riconoscibile nell'Alano "dalla larghezza della coscia e dalla natica e dalla posizione bassa della punta del garretto". 
Fu nel sud della Germania che, verosimilmente, venne a poco a poco modificato l'antenato dell'attuale Alano.
Ne è testimonianza il nome di Ulm, una piccola città del Wurttemberg, che fu per lungo tempo associata alla razza: si parlava così di Dogo di Ulm (Ulmer Dogge). 
Ma molti altri nomi furono dati all'antenato dell'Alano: Tiggerdogge (Mastiff tigrato), Saupacker o Hatzude Saufangen (uccisore di cinghiali), Altdeutsche Dogge (Mastiff antico tedesco), Metzgerhund (cane da macellaio), Boarhund o Wildboardhund o ancora Kammerhund (cane di corte) quando la razza, adottata dalle corti principesche germaniche, venne portata al sommo grado della scala sociale, al punto che, certi cani furono dotati di collari in oro massiccio. 
Questa grande diversità non deve creare illusioni perché si tratta sicuramente dello stesso cane, ben riconoscibile dalla taglia e dalla linea.
Quando, nel XIX secolo, la cinologia volle affermarsi come una vera scienza, si dovette scegliere tra i diversi appellativi dell'Alano quello che doveva diventare ufficiale. 
Ma una tale scelta suscitò aspre controversie, dalle implicazioni politiche evidenti. In effetti, mentre i tedeschi consideravano il Dogo di Ulm come un cane specificamente nazionale (nel 1870), il cancelliere Bismark ne possedeva 2 di color ardesia e posava volentieri in loro compagnia, certi cinologi lo battezzarono "Grande Danese", cosa che sollevò un problema di nazionalità. 
A partire dal 1870 circa, i Tedeschi tentarono di imporre a forza un'etichetta puramente germanica alla razza, al punto che, nel 1877, il termine Deutsche Dogge, già utilizzato da qualche anno, venne adottato ufficialmente dalla società Hector di Berlino, un'associazione di allevatori presieduta dal direttore del giardino zoologico di Berlino; l'anno seguente, tutti cani chiamati fino ad allora Doghi di Ulm, grandi Danesi ecc., vennero presentati sotto l'appellativo unificato di Deutsche Dogge all'esposizione canina che si tenne a Francoforte sul Meno.
Resta comunque un'ambiguità. 
Nel 1897 il conte Henri de Bylandt descriveva, in effetti, 2 razze differenti, il Deutsche Dogge e il Danks Hunde, poi, nel 1906, il cinologo francese Pierre Mégnin, distingueva ugualmente il Grande Danese e il Dogo Tedesco, a proposito del quale ci si poteva legittimamente domandare se si trattasse realmente di un Dogo e, soprattutto, se fosse veramente Tedesco. 
Dopo la prima guerra mondiale, la confusione raggiunse il massimo. Così, Paul Dechambre, che riprendeva da parte sua, nel 1921, l'appellativo di grande Danese, aggiungeva che questo non implicava necessariamente che il cane fosse di origine danese, non più di quanto i termini Dogue Allemand, Dogo di Ulm, Dogo del Wurttemberg, dovessero garantire rispetto alla culla della razza.
La questione della nazionalità prese un nuovo aspetto nel 1935, in occasione del Congresso cinologico internazionale di Francoforte, quando il rappresentante della Danimarca presentò un certo numero di documenti tendenti a provare che il Dogo detto "tedesco", era un discendente del Dansk Hunde, citato dal conte de Bylandt e che questa razza era decisamente danese. 
Gli specialisti tedeschi non furono in grado di confutare nell'immediato questa tesi. 
Due anni più tardi, durante l'assemblea generale della Federazione Cinologica Internazionale, il delegato del Kennel Club danese apportò nuovi elementi al fascicolo ed espresse il desiderio, in conclusione, che l'assemblea facesse una scelta chiara tra l'appellativo di Grande Danese e quello di Dogo Tedesco. 
E, sebbene riconoscesse che gli allevatori tedeschi avevano lavorato molto per il miglioramento della razza, rimproverava loro di aver optato per il termine di Deutsche Dogge, dando l'impressione di pretendere di aver creato ex novo una nuova razza.
La seconda guerra mondiale venne a porre fine, in maniera tragica, a questa discussione. 
In effetti, ognuno dovette alla fine arrendersi all'evidenza del fatto che i Grandi Danesi erano scomparsi e che restavano ancora solamente i Deutsche Dogge. 
L'appellativo di Alano fu, dunque, assunto definitivamente; tuttavia, certe persone continuano a dare a questi cani il nome di "Danese". 
Il grande pubblico utilizza anche il termine di "Danese Arlecchino", anche se questi cani corrispondono allo stesso standard degli altri.
In Italia l'allevamento di questa razza iniziò dopo la prima guerra mondiale, ed è in tale periodo che questa razza venne chiamato Alano (prima era denominata anche da noi Grande Danese). 
Negli anni 70 fu fondata la SIA (Società Italiana Alani), che con buoni risultati è riuscita a portare le iscrizioni intorno alle 2000 l'anno. 
L'allevamento italiano, grazie anche all'importazione di soggetti tedeschi e francesi, è arrivato a ottimi risultati con importanti piazzamenti in tutto il mondo.

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