Toxoplasmosi

La toxoplasmosi è una malattia parassitaria causata dal parassita Toxoplasma gondii.
Le infezioni da toxoplasmosi solitamente non causano sintomi negli esseri umani adulti.
Talvolta si possono riscontrare un paio di settimane o un mese di lieve malattia simil-influenzale, come dolori muscolari, linfoadenopatia e in pochi casi si sviluppano problemi agli occhi, ma solo a coloro che hanno un sistema immunitario debole possono verificarsi sintomi gravi come le convulsioni e una scarsa capacità di coordinamento. 
Se una donna viene infettata durante la gravidanza, una condizione nota come "toxoplasmosi congenita" può influenzare il nascituro.

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Le infezioni da toxoplasmosi nelle persone possono essere di tre tipi:

  • toxoplasmosi congenita, in cui un bambino viene infettato prima di nascere,
  • toxoplasmosi in soggetti sani (con gli stessi sintomi che può avere una donna incinta),
  • toxoplasmosi in pazienti con sistema immunitario indebolito.

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E’ ancora piuttosto diffusa erroneamente l'idea che il principale responsabile delle infezioni sia il gatto di casa, ma se il nostro amico:

  • vive sempre all'interno dell’appartamento.
  • mangia abitualmente cibo industriale (scatolette e/o croccantini),
  • non è mai stato cibato con carne cruda, o prodotti a base di carne cruda o salumi (prosciutto crudo, bresaola, ecc).
non può in alcun modo trasmettere la malattia.

Ancora più importante, quando il gatto si infesta con il protozoo responsabile della malattia espelle le oocisti (che sono le “uova” del parassita) nelle feci; prima che queste oocisti diventino in grado di trasmettere la malattia all'uomo se ingerite sono necessari da 1 a 5 giorni dall'emissione nelle feci (a seconda delle condizioni di temperatura ed umidità), quindi pulendo quotidianamente la lettiera il rischio praticamente si annulla.
Altro aspetto molto importante è che l’espulsione delle uova avviene per un massimo di 20 giorni consecutivi, dopodiché il gatto acquisisce immunità per il resto della sua vita.
Alla luce di questi aspetti risulta quindi chiaro che la possibilità di contrarre l’infezione a causa dei gatti sia quasi nulla e, in ogni caso, drasticamente inferiore alle altre possibili cause di contagio.


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Si può infatti più facilmente contrarre l’infezione:

  • mangiando carne contaminata cruda o non cotta bene,
  • mangiando cibi crudi, frutta non lavata o verdure che sono state contaminate dal concime.
Le oocisti in grado di causare la malattia possono rimanere contagiose per mesi.
Sebbene l’infezione normalmente non si diffonda da persona a persona, ad eccezione della gravidanza, in rari casi la toxoplasmosi può essere trasmessa attraverso trasfusioni di sangue e organi donati per trapianto.

Per prevenire la toxoplasmosi è stato ampiamente dimostrato che non è necessario separarsi dal gatto di casa perchè il rischio di contrarla in questo modo è quasi trascurabile, mentre è possibile stilare questi consigli di massima:

  1. cuocere bene la carne,
  2. lavare le mani con sapone e acqua dopo aver toccato cibi crudi o verdure non lavate,
  3. lavare tutta la frutta e le verdure prima di servirla, sbucciarla è un’ulteriore garanzia,
  4. congelare la carne per qualche giorno prima di cucinarla, aiuta a ridurre la probabilità di toxoplasmosi,
  5. lavare bene i taglieri, gli altri utensili e le superfici della cucina (soprattutto quelle che vengono a contatto con la carne cruda) con acqua calda saponata dopo ogni uso,
  6. mettere i guanti quando si pratica giardinaggio e lavare le mani subito dopo,
  7. tenere gli ambienti puliti e debellare scarafaggi, blatte e altri insetti, che potrebbero venire a contatto con feci infette e disperdere nell'ambiente le oocisti,
  8. non bere acqua non depurata, soprattutto se si sta viaggiando verso paesi sottosviluppati.

Toxoplasmosi e gatti:


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Il gatto è l'unica specie in cui il parassita può compiere il ciclo riproduttivo completo, mentre le altre specie parassitate fungono solo da veicolo. 
Il gatto può infettarsi consumando le prede di cui si nutre (uccelli e piccoli roditori) se queste sono infettate; il toxoplasma si moltiplica quindi nell'intestino del gatto, producendo un gran numero di oocisti (forme di replicazione) che vengono emesse con le feci per un periodo di due o tre settimane. 
Dopo circa 2-3 giorni queste oocisti diventano infettanti per altre specie (uomo compreso) se vengono ingerite. 
Nel gatto l'eliminazione di oocisti con le feci termina dopo questo periodo e il gatto non è più infettante. 
La maggior parte dei gatti infettati non mostra alcun sintomo; in alcuni casi, soprattutto nei gatti più giovani, si manifestano segni non specifici quali depressione, perdita di appetito, febbre, polmonite, vomito, diarrea, ittero, talvolta sintomi a carico del tessuto cerebrale.

Per il gatto un esame del sangue (test anticorpale) permette di confermare la diagnosi. 
Un test positivo in un gatto sano suggerisce che sia stato infettato in passato e che sia quindi diventato immune, mentre un test negativo indica che è suscettibile di contrarre l’infezione, in seguito alla quale può eliminare le oocisti per un paio di settimane. 
Non esiste vaccino per questa malattia, ma se viene diagnosticata può essere efficacemente trattata con degli antibiotici (sulfadiazina o clindamicina).

Le persone possono contrarre questo parassita in due modi: ingerendo le oocisti emesse con le feci dai gatti infetti (l'ingestione può anche essere indiretta, per esempio consumando verdure lavate male, raccolte dove il gatto ha defecato), oppure mangiando carni poco cotte di animali contaminati (per esempio carne di maiale o di pecora). 
In realtà la malattia nelle persone ha un’importanza molto relativa: nella stragrande maggioranza dei casi non dà sintomi, o comunque provoca solo un lieve malessere che passa spontaneamente. 
Si calcola che una rilevante percentuale di persone (dal 30 al 50%) sia stata infetta da questo parassita e abbia quindi sviluppato anticorpi protettivi.

La toxoplasmosi è invece pericolosa se contratta durante la gravidanza. 
Infatti, se una donna incinta sieronegativa (che non ha mai avuto contatto con il parassita in precedenza) viene infettata durante la gestazione, può trasmettere il toxoplasma al feto (nel 30-50% dei casi) che corre il rischio di danni anche gravi. 
Per questo tutte le donne in gravidanza eseguono il test: se sono positive significa che sono protette perché hanno già gli anticorpi, e non hanno nulla da temere. 
Se invece sono sieronegative devono prendere delle precauzioni per evitare di venire a contatto con il parassita. 

Capita troppo spesso che medici e ginecologi spingano le donne in gravidanza (persino a quelle sieropositive) a “liberarsi” (letteralmente) di gatti e persino conigli di casa facendo dell’ingiustificato terrorismo psicologico, con la minaccia di gravi conseguenze per il nascituro a causa della possibilità di contrarre la toxoplasmosi dai propri animali. 
Questo atteggiamento sconsiderato è frutto di un’ignoranza ingiustificabile che crea angoscia alla madre e un trattamento crudele e irresponsabile verso gli animali.


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Per quanto riguarda il coniglio, questo animale può, in rari casi, ammalarsi di toxoplasmosi, ma non è in grado di trasmetterla se non consumando le sue carni (poco cotte), pensiero che dovrebbe suscitare un giusto ribrezzo. 
Il coniglio di casa eventualmente infestato non può in alcun modo trasmettere il parassita alle persone o ad altri animali conviventi, se non viene mangiato.


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Per quanto riguarda il gatto, esso è la specie in cui il parassita, Toxoplasma gondii, svolge il suo ciclo completo causando di solito una malattia di modesta gravità, autolimitante. 
Il parassita lascia il suo ospite attraverso le feci, cosa che avviene per un tempo limitato (circa tre settimane) per poi cessare. 
Prima che il contatto con queste feci possa infestare un altro animale o una persona, le feci devono restare nell’ambiente per 2-3 giorni. 
Ecco dunque che bastano semplici precauzioni per  evitare qualunque pericolo di contrarre la malattia (cosa che comunque deve preoccupare solo le donne sieronegative). 
La toxoplasmosi non si contrae carezzando il gatto di casa, ma venendo a contatto con le feci di un gatto infestato rimaste nell'ambiente per alcuni giorni. 

Bastano quindi poche semplici precauzioni perché una donna in gravidanza, anche se sieronegativa, possa convivere serenamente con il gatto, senza ansie.

Per minimizzare il rischio di contrarre la toxoplasmosi le donne sieronegative in gravidanza devono seguire queste semplici regole:


  1. Alimentare il gatto esclusivamente con alimenti commerciali o carne ben cotta.
  2. Impedirgli di uscire a cacciare.
  3. Eliminare subito le feci, prima che le oocisti diventino infettanti (preferibilmente farlo fare a un’altra persona, o indossare guanti).
  4. Il gatto può essere testato per la toxoplasmosi: se è già stato infettato ed è quindi sieropositivo, è improbabile che possa eliminare le oocisti in futuro.
  5. Evitare di toccare gatti randagi, perché le zampe o il pelo possono essere contaminati con oocisti che possono inavvertitamente essere ingerite portando le mani alla bocca.
  6. Se il gatto appare malato, non toccarlo e fatelo visitare dal veterinario. 
Se anche ha la toxoplasmosi, ricordare che può essere adeguatamente curato.

I gatti randagi possono deporre le feci nei giardini e negli orti, contaminando il terreno: il giardinaggio o attività simili possono portare a una contaminazione con le oocisti, se non si adottano delle precauzioni igieniche come indossare guanti e abiti protettivi e lavarsi bene le mani quando si ha finito.

La trasmissione della toxoplasmosi da parte del gatto nelle donne gravide è molto improbabile: la maggior parte dei casi è conseguente al consumo di carni poco cotte, latte non pastorizzato (soprattutto di capra) o di verdure poco lavate.
Vale la pena di fare un'ultima considerazione: l'esposizione ai gatti, fin dall'infanzia, permette con molta probabilità di venire a contatto con il toxoplasma, sviluppare una solida immunità e non correre rischi durante la gravidanza.

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