Pet Microchip

Il microchip è un circuito integrato applicato nel tessuto sottocutaneo di un cane, gatto, o di un altro animale. 
I microchip sono delle dimensioni circa di un chicco di riso e sono basati su una tecnologia passiva RFID; sostituisce il tatuaggio, metodo oggi desueto, usato per l’identificazione degli animali.


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In cani e gatti, i chip sono di solito inseriti sotto la pelle alla base del collo, fra le scapole sulla linea dorsale. 
Nell'Europa continentale il microchip può essere impiantato sul lato sinistro del collo.
La posizione del chip può facilmente essere individuata toccando dolcemente la cute in quell'area; la posizione rimane fissa dato che il dispositivo è avvolto da strati sottili di tessuto connettivo che vi si formano dopo l'impianto.


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Il microchip impiantato accompagnerà l'animale per tutta la vita.

Agli animali non nuoce né fisicamente né psicologicamente.

Il microchip per i gatti è facoltativo, mentre è invece obbligatorio per i cani. 
Ogni cane va microchippato entro i due mesi di vita; se entrate in possesso di un cane di età maggiore di due mesi, è obbligatorio microchipparlo entro 30 giorni dal possesso dell'animale.
Il proprietario è quindi libero di decidere se dotare o no il proprio gatto di questo dispositivo permanente di identificazione. 
E' comunque consigliato, perchè in caso di smarrimento del gatto, la presenza del microchip può consentirne l'esatta identificazione ed il ricongiungimento con la famiglia di origine.
Il microchip per il gatto è obbligatorio per i viaggi a destinazione dell'Unione europea o all'interno della stessa.
Dal 2004 tutti i cani, gatti e furetti che necessitano di essere movimentati al seguito di viaggiatori in ambito comunitario ed in provenienza dai Paesi terzi debbono:

  • essere muniti di passaporto come da Regolamento CE 998/2003;
  • essere identificati tramite sistema elettronico (trasponditore-microchip);
  • essere stati sottoposti a vaccinazione antirabbica in corso di validità.
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Il microchip può essere impiantato sia da un medico veterinario sia dai Servizi Veterinari delle ASL. 
Il sistema emette un brevissimo segnale solo se "attivato" da un apposito lettore (in dotazione ai Servizi Veterinari delle ASL, ai veterinari liberi professionisti e alla Polizia Municipale). 
Sullo schermo di questo lettore appare una serie di 15 numeri, un codice unico al mondo.
Il codice di identificazione abbinato al nome di una persona e se correttamente depositato nell'Anagrafe Canina o Anagrafe Felina, costituisce un vero e proprio titolo di proprietà.

Solo i medici veterinari possono utilizzare i dati del proprietario/detentore per stabilire il contatto utile a favorire il ricongiungimento in caso di ritrovamento di un animale smarrito.


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I microchip sono particolarmente utili in caso di smarrimento o rapimento degli animali domestici ma non solo, possono anche essere determinanti in caso di contenzioso sulla proprietà degli animali.
I rifugi e i centri di lotta al randagismo ricevono un enorme beneficio nell’applicazione dei microchips, che permettono una restituzione più veloce ed efficiente degli animali ai loro legittimi padroni.
Oltre che dai rifugi, i microchip sono utili nei canili, agli allevatori, venditori, agli addestratori, nei libri genealogici, nelle strutture veterinarie, nell'allevamento del bestiame.
Le guardie zoofile, il servizio veterinario delle ASL e i veterinari liberi professionisti sono forniti di un lettore di microchip.
Molte nazioni utilizzano e richiedono un numero di microchip insieme alla vaccinazione, come prova che la vaccinazione e l’animale corrispondano.
L’applicazione di microchip può essere richiesta nell’ambito delle regole del CITES (Corpo Forestale dello Stato) che regolamenta il commercio, la detenzione e la riproduzione in cattività di molti animali rari.
I medici veterinari possono applicare i microchip o ricercare un microchip applicato con il lettore ogni volta che l’animale è portato a fare una visita clinica.


I microchip sono apparecchi passivi, chiamati RFID e perciò non contengono alcuna fonte di energia interna. 
I componenti di base sono tre: un chip al silicio (circuito integrato); un nucleo di ferrite circondata da un filo di rame; e un piccolo condensatore. 
Il chip contiene il numero di identificazione, più i circuiti elettronici per trasmettere le informazioni al lettore. 
Il nucleo di ferrite o di ferro agisce come una radio antenna, pronta a ricevere il segnale del lettore. 
Il condensatore funziona da sintonizzatore, formando un circuito LC con l’antenna.


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Questi componenti sono racchiusi entro una capsula di vetro biocompatibile, e sigillati ermeticamente per impedire l’ingresso di liquidi corporei.
Il "chip" contiene al suo interno il numero d'identificazione, più circuiti elettronici per trasferire tale informazioni allo scanner.
Il nucleo di ferrite funziona come un'antenna radio, adatta a ricevere segnali dallo scanner.
In Canada, Europa, Asia e Australia, i microchip per animali adottano uno standard (11784/11785) fissato dalla International Organization for Standardization, o ISO, le cui specifiche indicano che devono operare alla frequenza di 134.2 kHz.
La superficie esterna della capsula è trattata con microsolchi per facilitare l'ancoraggio nei tessuti sottocutanei ed impedirne la migrazione.
Il microchip ha una dimensione esterna di circa mm 11 di lunghezza e di mm 2 di diametro, ed è contenuto in un ago monouso, che può essere applicato su una particolare siringa o altro iniettore che, per ottemperare alle basilari norme di igiene, è sterile e monouso.


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Le prime tre cifre del codice di 15 cifre identificano la ditta produttrice, seguono delle cifre "random" ( a sequenza casuale ) a completamento del codice.

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